Cina: dazi UE sui piatti laminati a caldo

La Commissione Europea (CE) ha annunciato che sono stati rivisti al rialzo i dazi antidumping sull’acciaio cinese laminato a caldo; i provvedimenti riguardano i piatti laminati a caldo di acciaio al carbonio, di acciai non legati o altri acciai legati.

Bruxelles ha dichiarato che deve proteggere i produttori siderurgici europei; Pechino non era contenta di queste dichiarazioni.

Questi dazi definitivi vanno dal 18,1% al 35,9% e sono rivolti ad alcuni produttori cinesi, tra i quali Bengang Steel Plates, Handan Iron & Steel e Hesteel.

L’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO in inglese) definisce “dumping” la pratica mediante la quale un’azienda esporta un prodotto ad un prezzo inferiore di quello che applica nel mercato del proprio paese.

I dazi provvisori istituiti nel mese di Ottobre, a seguito di una denuncia da parte di Eurofer per conto dei produttori di acciaio europei ArcelorMittal, Tata Steel e ThyssenKrupp, variavano dal 13,2% al 22,6%.

Regolamento in PDF disponibile qui

Il Ministero del Commercio cinese ha reagito esortando l’Unione Europea a “correggere il suo errore” e prendere le “misure necessarie” per proteggere i diritti delle aziende cinesi.

Questa non è la prima volta che l’UE impone dazi sulle importazioni di acciaio cinese – secondo i produttori siderurgici europei – a buon mercato a causa di una cronica ed eccessiva capacità produttiva.

La Cina, il più grande produttore e consumatore di acciaio, ha dichiarato l’anno scorso che avrebbe tagliato la sua capacità produttiva fino a 150 milioni di tonnellate annue in cinque anni, invece tali capacità nel 2016 sono aumentate.

Il G20 ha ammesso a Settembre che la sovraccapacità produttiva di acciaio sarebbe stata un grave problema. La Cina sosteneva che il problema era globale.

L’esecutivo europeo ha anche detto che aveva deciso di non imporre dazi provvisori sugli stessi prodotti in acciaio provenienti da Brasile, Iran, Russia, Serbia e Ucraina, ma ha aggiunto che le indagini sulle importazioni da questi paesi sono state estese di sei mesi.

Questa decisione non pregiudica l’esito delle indagini in corso, ha detto un portavoce della Commissione Europea.

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