Wilbur Ross, segretario al Dipartimento del Commercio, ha stabilito che gli Stati Uniti hanno individuato e quindi impediranno il dumping da paesi asiatici ed europei, attraverso l’imposizione di dazi che vanno dal 3,6% al 148,2% sulle importazioni di alcune categorie di lamiere tagliate a misura in acciaio al carbonio o legato. Questa è la conclusione alla quale è arrivato il Dipartimento del Commercio.
Inoltre, v’è stata una constatazione definitiva che le importazioni dalla Corea del Sud sono state sovvenzionate dallo Stato.
“Un settore siderurgico sano è essenziale per la nostra economia e la produzione di base, eppure la nostra industria siderurgica oggi è sotto attacco da parte dei produttori stranieri che fanno dumping e sovvenzionano le loro esportazioni” ha dichiarato Wilbur Ross in un comunicato.
Il ministro degli esteri tedesco, Gabriel, ha dichiarato che l’amministrazione Trump sta compiendo “un passo pericoloso” in quanto potrebbe diventare una nuova fonte di conflitto commerciale tra Stati Uniti e UE.
Le lamiere a misura sono utilizzate in una vasta gamma di applicazioni, inclusi edifici e ponti; agricolo, costruzione e attrezzature minerarie, parti e utensili di macchinari, navi, vagoni ferroviari, autocisterne e tubi di grande diametro.
Il Dipartimento del Commercio aveva condotto un’inchiesta su richiesta del produttore siderurgico Nucor ed alcune filiali statunitensi controllate da ArcelorMittal e SSAB. Nel 2015 le importazioni delle suddette lamiere dai paesi incriminati hanno raggiunto 732 milioni di dollari (683 milioni di Euro):
- Austria 14,2 milioni
- Belgio 19,8 milioni
- Francia 179 milioni
- Germania 196,2 milioni
- Italia 37 milioni
- Giappone 54,9 milioni
- Corea del Sud 210 milioni
- Taiwan 21 milioni
DAZI PER PAESE
Per i produttori e gli esportatori austriaci (gruppo Voestalpine ed altri), i dazi antidumping sono stati fissati al 53,72%.
Per il Belgio: Industeel 5,4%, 51,78% per il gruppo NLMK e 5,4% per tutti gli altri produttori ed esportatori.
Ai francesi sono state fissati dazi al 148,02% per Industeel e 8,62% per Dillinger e tutti gli altri.
Alla Germania sono state fissate aliquote del 5,38% per AG der Dillinger Hüttenwerke, 22,90% per il gruppo Salzgitter e 21,03 per cento per tutti gli altri esportatori e produttori.
Per quanto i dazi antidumping all’Italia, il dipartimento ha fissato aliquote del 6,08% per Officine Tecnosider, 22,19% per Marcegaglia e NLMK, 6,08% per tutti gli altri produttori ed esportatori.
Al Giappone sono stati fissati dazi del 14,79% per Tokyo Steel Manufacturing, 48,67% per JFE Steel Corp e Shimabun Corp; per tutti gli altri è stato fissato a 14,79%.
Alle società taiwanesi Shang Chen Steel e China Steel Corp hanno imposto rispettivamente dazi del 3,62% e 6,95%. Per gli altri produttori ed esportatori è stato fissato 5,29%.
Per la Corea del Sud, il dipartimento ha istituito un’aliquota antidumping del 7,39% su POSCO, così come un dazio compensativo del 4,31% per tenere conto dei sussidi. Le stesse tariffe si applicano a tutti gli altri produttori ed esportatori.
Informativa ufficiale (in inglese) qui:
A seguito del precipitoso crollo dei prezzi dell’acciaio sul mercato internazionale dovuto alla sovrapproduzione cinese, lo scorso anno Stati Uniti, Giappone e Unione Europea hanno esortato Pechino a regolare la produzione di acciaio.
L’amministrazione Trump sembra pronta a imporre attivamente dazi punitivi sui prodotti cinesi, se necessario, al fine di proteggere le industrie e i posti di lavoro nazionali.
COSA C’È DIETRO?
Secondo il Wall Street Journal la causa di questa ritorsione degli USA nasce alcuni anni fa, a seguito del divieto europeo che colpiva l’import di carne americana agli ormoni.
Altri media sostengono che il governo attuale sta inasprendo i toni perché è cambiata la visione della politica commerciale estera nel suo complesso. Trump e Ross sono convinti che gli Stati Uniti siano stati trattati ingiustamente dai loro partner commerciali per un lungo periodo.
Sostengono che gli Stati Uniti hanno costruito un grande deficit commerciale con paesi come la Germania, la Cina e il Giappone, in quanto importano molto di più da questi paesi di quanto gli Stati Uniti esportano verso di loro. Trump sta cercando in qualche modo le cause del grande deficit americano (circa 500 miliardi di dollari).